Lotta per l'emancipazione |
Vincoli esterni e forze interne dell’individuoViaggio nella sacralità dell’emancipazione personale, tra doni ricevuti e conquiste sudateSei un atleta? Sei un Maestro? Sei un trainer? Ti senti un Artista Marziale? O un Fighter? Beh. Sembrano differenze importanti, ma non lo sono davvero. Almeno a confronto con un’altra differenza – quella si, davvero importante: la differenza tra quanto di te stesso sia frutto di genetica o “regali”e quanto sia frutto di quello che tu stesso ti sei conquistato con le tue forze e il tuo impegno. Possiamo parlare di una forma di “emancipazione” ogni volta che una persona riesce a superare un vincolo esistente dirigendosi verso traiettorie e obiettivi che egli stesso ha deciso di perseguire. Una delle forme di emancipazione più forti, è decidere di dedicare il proprio tempo ad una via marziale o di combattimento e non sprecarla tutta davanti a tv, giornali di gossip, toto-qualsiasicosa, persone stupide e vuote, discorsi stupidi e vuoti, e altri sistemi “ingoiati” a forza dalla maggior parte delle persone. Al di la delle tipologie di ruolo che variano nel corso della giornata e della vita, è fuori di dubbio che tu abbia in questo momento alcune risorse che non ti sei probabilmente sudato con i tuoi sforzi. Ad esempio gli occhi (con i quali stai leggendo) e le mani (con le quali digiti la tastiera), sono vere e proprie risorse e queste tu non hai scelto in alcun modo di averle. Ti sono state “donate”, e le stai usando. Chi non ne dispone (per handicap vari) sa bene quanto vorrebbe averle. Ognuno di noi possiede quindi una dote di risorse (occhi, braccia, gambe, competenze), ma la domanda chiave è se queste risorse siano state “date” e quindi ricevute, o siano state “conquistate” da un proprio sforzo intenzionale. Quanto di ciò che sei è “dote” e quanto di questo è “conquista”? Nelle Arti Marziali e negli sporti di combattimento diventa davvero importante capire che il vero lavoro lungo la “via” dell’apprendimento è una conquista di risorse che noi generiamo intenzionalmente con il nostro sacrificio e allenamento. Questa forma di acquisizione è sacra. Di certo sugli occhi con i quali stiamo leggendo, non possiamo parlare di uno sforzo volontario per ottenerli. Ma sulle nostre abilità, in larga misura si può calcolare, e con molta precisione, quanta parte di esse sia frutto della genetica e quanta sia invece stata “guadagnata” dalla persona stessa con il proprio sforzo intenzionale. Ogni sforzo di emancipazione è in qualche misura dotato di sacralità in quanto permette una forma di elevazione da uno stato inferiore ad uno stato superiore, anche se di poco. La differenza è tutta qui. La quota di abilità o di risorse che abbiamo saputo “guadagnarci” è la quota di onore che ci spetta. Tutte le risorse che possediamo e non ci siamo guadagnati non ci fanno alcun onore addizionale e chi se ne vanta è stupido e soprattutto arrogante, come chi si vanta di ricchezze ereditate, o risorse (auto, case) che gli sono state semplicemente regalate, o chi spreca le proprie doti genetiche con uno stile di vita che le annulla. Le Arti Marziali e gli sport da ring sono un terreno stupendo in quanto tutto ciò che la persona ha di materiale, durante un incontro o un combattimento, si annulla. Il miglioramento personale (fisico, o intellettuale) che abbiamo conquistato con le nostre forze e sforzi è la sola vera risorsa di cui essere fieri. Prova a chiederti se la tua condizione attuale, come atleta o persona (sia essa positiva o negativa) è frutto di forze genetiche, o del caso, o della fortuna. La risposta non sarà facile. Tenderanno ad emergere in alcuni risposte del tipo “è solo questione di fortuna”, e in altri “quello che sai fare dipende dalle scelte che tu stesso fai, la fortuna c’entra poco”. Cerchiamo allora di far luce, anche se parziale, su questo punto. Le tre grandi forze che agiscono sull’individuo vanno chiarite e distinte: · genetica; Sulla prima non abbiamo ancora possibilità di intervento, per ora. Sulla seconda, larga parte di quello che ci ha plasmato inizialmente è accaduto quando eravamo troppo piccoli per farci qualcosa, i modelli sociali e culturali dei nostri primi anni di vita, e i genitori, non li abbiamo scelti noi.L’operazione più utile da compiere, come detto, è guardarvi dentro e decidere autonomamente cosa sia risorsa, cosa invece sia freno, e cosa manchi. Sulla terza, gli spazi sono aperti. Il metodo HPM (Human Potential Modeling)¹ significa letteralmente “dare forma, modellare” il potenziale umano di ciascuno di noi, ed è basato proprio sul concetto di acquisizione addizionale, quella quota di elevazione personale che l’individuo riesce a conquistare con i propri sforzi e il proprio cammino. Anche questa acquisizione non è frutto del caso. Richiede scelte precise. Dall’adolescenza in avanti inizia la vera forza da coltivare nell’individuo, la coscienza della possibilità di scegliere: ad esempio, è possibile emanciparsi e decidere di smettere di guardare la televisione commerciale, e leggere qualche libro in cui si possa imparare qualcosa. Aiutare gli altri a farlo è altrettanto essenziale. È possibile decidere di fare sport, fosse anche solo correre, o se il nostro corpo non ce lo permette ora, possiamo cercare altri spazi di espressione fisica, leggera o pesante, agonistica o meno. O muoverci sul fronte intellettuale.Nelle relazioni, è possibile iniziare a scegliere le persone con cui passare il tempo libero. Sul lavoro, sullo studio, possiamo iniziare a fare scelte. La coscienza della possibilità di fare scelte è una conquista. E non è detto che se una certa strada sia chiusa non ve ne siano altre, o che se ci si sente stanchi e demotivati non si possa cercare un modo diverso per esprimersi. La ricerca di un campo di espressione è lavoro allenante in sé. Se un Maestro non ci piace, cerchiamo un altro Maestro. Se una disciplina ci ha stancato, cambiamo disciplina, finchè non ne troveremo una che sembra essere una buona “casa”, nella quale stare per un po’, fino alla prossima esperienza di cambiamento. Ma l’essenziale è non darsi per vinti alla prima difficoltà.È possibile iniziare a lottare contro le forze avverse, i sistemi clientelari, arretrati, corrotti e arroganti, le strutture ingessate, le culture amputanti. Per compiere un cambiamento serve una “Regia di Cambiamento”, nella quale far convergere le nostre migliori intenzioni, idee e aspirazioni e trasformale in atti concreti. E Non basta il desiderio do cambiare in meglio. Dobbiamo compiere dei passi, anche microscopici, ma che ci permettono di andare verso una “luce” di cambiamento positivo². Esiste chi non vuole che lo facciamo, chi teme che smettiamo di respirare a forza le regole del sistema che ci soffocano. I pensatori autonomi fanno paura. Non a caso, sono i primi che i regimi cercano di sopprimere. Non accettare di essere soffocato. Mai. Possiamo noi stessi crearci un nuovo insieme di regole e spazi di espressione, che rispetti gli altri, ma anche se stessi. Questo significa esprimersi: andare oltre i vincoli esistenti, usare la ragione e procedere verso ciò che per noi sia una luce, una visione positiva, una forma di libertà. Usa il tuo corpo per esprimerti perché ogni giorno è sacro. Usa la tua mente per pensare e per scegliere a cosa pensare, a cosa dedicarti e a cosa smettere di regalare il tuo tempo. Usala per una causa. Esistono tempi stupidi (es, osservare alcuni imbecilli fannulloni in un reality mentre spettegolano tra loro, e cominciare a credere persino che quello sia un modello valido di essere umano) ed esistono tempi sacri, come quelli spesi nei Dojo e nelle palestre, a vivere, sudare, e faticare, o in una corsa solitaria, a studiare cose nuove, a imparare, ad esplorare, a chiedersi chi sei e quanto ancora puoi imparare nella vita. Non lasciarti mai avviluppare dalla stupidità e dall’abulia dei sistemi in cui vivi. Vivi una vita sacra. Non smettere mai di crederci. ¹ Metodo sviluppato dall’autore, vedi rif. nel volume “Il Potenziale Umano”, Franco Angeli editore, 2009. ² Rif: dal volume “Regie di Cambiamento”, Franco Angeli Editore, vedi schede in www.studiotrevisani.it/hpm1 |