Il Viet Vo Dao, “la Via dell’Arte Marziale Vietnamita”, non è una tecnica nuova, sorta per rispondere ad un’esigenza di moda e neppure l’invenzione di un singolo maestro, ma è piuttosto l’opera di un intero popolo che nel corso della propria storia ha sempre dovuto lottare per la sopravvivenza. Il termine “Viet Vo Dao”, così come “Karate” o “Kung Fu”, è una sorta di nome-contenitore all’interno del quale sono compresi numerosissimi stili di arti marziali (oltre 60 nel solo Vietnam meridionale!), anche molto diversi tra loro. E’ corretto sottolineare che in Vietnam, “Viet Vo Dao” indica in genere lo stile Vovinam (praticato con un vo-phuc o kimono di colore azzurro), mentre le arti marziali autoctone sono conosciute nella loro globalità soprattutto con il nome “Vo Co Truyen Viet Nam” (arti marziali antiche e tradizionali del Vietnam), “Vo Thuat” (tecniche di combattimento), o ancora “Vo Dan Toc” (l’arte marziale nazionale), nomi evidentemente poco riproponibili in occidente. Dunque come si affermò questo nome in Europa? L'appellativo “Viet Vo Dao” comparve nel 1973 con il primo tentativo di unificazione amministrativa e giuridica delle arti marziali vietnamite in Francia. Il 3 novembre 1973 venne fondata la Federazione Francese di Viet Vo Dao, poi evoluta nell'INTERNATIONAL VIET VO DAO ad opera dei maestri Nguyen Dan Phu (Decano del Consiglio dei Maestri) , Bui Van Thinh, Nguyen Trung Hoa, Hoang Nam, Tasteyre Tran Phuoc, Phan Hoang (Presidente), Pham Xuan Tong (Direttore Tecnico Internazionale, poi Fondatore del metodo Qwan Ki Do), Tran Minh Long. L'articolo 1, titolo 1°, dello Statuto francese del 1973 precisava: "Il Viet Vo Dao è definito come l'insieme delle arti marziali e dei metodi di cultura del corpo di origine vietnamita, praticati con un fine educativo, tanto fisico che morale". In Italia i primi maestri che si unirono alla federazione del M.° Phan Hoang furono: Nguyen Van Viet (Roma), Bao Lan (Padova), Nguyen Thien Chinh (Torino), Tran Ngoc Dinh (Milano, poi fondatore della Scuola Viet Anh Mon), Ngo Quoc Viet (Milano). Articolo a cura di: Marco Taglietti
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