Takuan Soho
Bisogna sapere che da sempre, per i giapponesi, lo spirito e la spada, sono collegati. Nella storia e nella mitologia, la spada viene vista come un strumento di vita e di morte, di virtù e di onore, di autorità e infine come simbolo della natura divina.
Storicamente il possesso della spada di acciaio, aiutò i giapponesi nel II° e III° Sec. a difendersi dalle invasioni asiatiche, innalzandola a simbolo di vittoria; nella mitologia, la spada venne trovata all’interno del Yamata no Orochi – un serpente simile a un drago ucciso dal Dio delle Tempeste – e divenne una delle Tre Insegne Imperiali, simboli di potere e purezza, venerate dai giapponesi da quasi duemila anni.
La classe dei Samurai, con la spada da un lato e la spiritualità dall’altro, agì da ispiratrice per molti dei valori ancora oggi esistenti in Giappone. Ancora oggi, quando si forgia una spada, lo si fa insieme a preghiere e a riti purificatori, vestiti con abiti cerimoniali volti a esternare l’intima reverenziale disposizione d’animo.
Ancora oggi, quando ci troviamo a lucidare la nostra spada, consideriamo questo un momento intimo di meditazione.
Occorre allenarsi per fondere lo spirito con la spada, e praticare continuamente, assiduamente finché l’esitazione e l’avidità, siano sconfitte con la risolutezza di un colpo di spada.

Takuan Soho, fu un monaco Zen, il cui voto fu l’illuminazione e la salvezza di tutti gli esseri. Prima di ciò fu anche un guerriero, un Samurai, e a lui si deve l’unione del concetto di spada e Zen.
Fu anche calligrafo, poeta, maestro nell’arte del the e del giardinaggio. I suoi scritti sono da tre secoli fonte di ispirazione e non solo per il popolo giapponese.
Sembra si muovesse con semplicità tra tutte le classi sociali, istruì tanto lo Shogun che l’imperatore, fu amico del Maestro di spada Miyamoto Musashi, aiutò anche i poveri e alla sua morte lasciò queste parole: “Seppellite il mio corpo sulla montagna dietro al tempio, copritelo con i detriti e tornate alle vostre dimore. Non leggete i sutra, non officiate cerimonie. Non accettate alcun dono né dal monaco né dal profano. Lasciate che i monaci indossino le solite vesti e consumino i loro pasti e procedete come in un giorno qualsiasi”. Nel momento culminante, prima della morte, scrisse l’ideogramma cinese ‘yume’ (sogno), ripose il pennello e morì.
Nacque nel 1573 nel villaggio di Izushi, nella provincia di Tajima, una zona di montaga. Izushi viene citato nelle opere kojiki (712 d.C.) e Nihon-gi (720 d.C.). Sebbene fosse nato in una famiglia di Samurai della stirpe dei Miura, Takuan entrò in un monastero all’età di dodici anni , aderendo al rito buddista di Jodo; a quattordici anni proseguì nella Via spirituale nell’ordine Zen Rinzai, tanto da diventare, caso senza precedenti, abate del Daitokuji, uno dei più importanti templi Zen di Kyoto, all’età di trentacinque anni.
Nel 1629, fu coinvolto nel caso noto come ‘Il mantello Purpureo’, dove si oppose alla decisione dello Shogun di revocare il potere all’imperatore per le decisioni delle nomine degli alti ranghi e di quelle ecclesiastiche, fu quindi esiliato in quella che oggi chiamiamo la prefettura di Yamagata, e qui scrisse un bellissimo saggio. Tornato a Kyoto nel 1637, alla morte dello Shogun, divenne amico dell’imperatore e del nuovo Shogun, tanto da ottenere di fondare nel 1638 il Tokaiji.
Si dice che abbia proseguito la sua vita seguendo la Via, senza vincoli ne padroni. La sua vita si può sintetizzare nelle sue parole: “Se segui il mondo odierno, volterai le spalle alla Via; se non vuoi voltare le spalle alla Via, non seguire il mondo moderno”. Inoltre si dice che abbia cercato di infondere lo spirito dello Zen a tutti gli aspetti della sua vita: in particolare a quella della spada.
Nel 1600 il Giappone subiva gli ultimi colpi dei conflitti feudali, di cui l’epilogo è la battaglia di Sekigahara e in questo periodo, Takuan, combattè come samurai. Venne a contatto con vari personaggi di cui il più importante fu l’amico Yagyu Munenori, capo della scuola dell’arte della spada Yagyu Shinkage, e maestro di due generazioni di Shogun. Con lui e con altri maestri ebbe un carteggio importante: “la Testimonianza segreta della Saggezza Immutabile” dedicato a Munenori, e “Gli Annali della Spada Taia”, dedicato a Ono Tadaki, capo scuola della sapada Itto. In queste lettere troviamo delle esortazioni e dei consigli perfettamente confuciani.
Dividendo gli scritti più importanti, possiamo dire che:
  • Il primo: “La Testimonianza Segreta della Saggezza Immutabile” o “Fudochishinmyoroku”, tratta non solo della tecnica ma di come ‘L’Io’ sia riferito al ‘Sé’ nella contrapposizione tra spirito Zen e spirito della Spada, e come il particolare possa divenire un tutto unificato;
  • Il secondo: “Gli Annali della Spada Taia” o “Taiaki”, tratta dell’aspetto psicologico dell’individuo in rapporto con gli altri uomini;
  • Il terzo: “Il Tintinnio Cristallino delle Gemme” o “Reiroshu”, s’incentra sulla natura preponderante dell’essere umano: mostra come uno spadaccino o una qualsiasi persona possa distinguere il ‘bene dal male’, fugando ogni incertezza a riguardo del problema fondamentale di sapere come e quando morire.


I tre saggi accentrano l’attenzione dell’individuo sulla conoscenza di se stesso e sull’acquisizione di consapevolezza del vivere.
L’Arte della Spada, come espressione di sola tecnica, e lo Zen meditativo, esistevano da molto tempo, ma fu merito di Takuan Soho, se queste due discipline giunsero ad una completa fusione alla
trasformazione della spada da strumento di morte a “illuminazione e realizzazione spirituale”.

Testo a cura di: M° Michele Benussi - Palestra Kibudo