Nascita dello Yoseikan Budo
Agli inizi del 1900, nella città giapponese di Fukuoka, un maestro di arti marziali stava cercando un nome per il Dojo che era intenzionato ad aprire; un monaco gli propose di chiamarlo Yo Sei Kan, il Luogo del Giusto Insegnamento, ed egli accettò. Questo Maestro, il cui nome è Mochizuki Minoru, aveva praticato a lungo con i migliori Maestri dell'epoca tra i quali Jigoro Kano (ideatore del Judo) e Ueshiba (ideatore dell'Aikido) accumulando una esperienza tale che sommando tutti i gradi nelle varie discipline in seguito studiate raggiunge oggi il più che rispettabile numero di 59 Dan, il più alto al mondo. Alla sua scuola si formarono molti altri Maestri che iniziarono a diffondere il Budo Yoseikan in Giappone e nel mondo; tra quelli che arrivarono in Europa vi fu Hiro Mochizuki, il primogenito del Maestro, che iniziò ad insegnare tutte le antiche arti separatamente in modo tradizionale sino a quando scoperse la scienza occidentale negli studi sui meccanismi delle catene cinetiche del prof. Gatt ed i test di dinamica del movimento che questi aveva effettuato. Fu un autentico colpo di genio fondere la modernità con tutte le tradizioni dando vita ad un unico nuovo stile dove non era più il corpo ad adattarsi alle tecniche ma le tecniche a prendere la forma del corpo che le esegue; egli chiamò il suo stile Yoseikan Budo quale evoluzione ed in onore di quello del padre. Molti dei suoi allievi migliori si convertirono a questi principî e la nuova disciplina iniziò a diffondersi sino ad un evento molto comune nella vita di molti padri; quando i figli crescono e diventano adulti possono trovarsi in disaccordo con il loro genitore specialmente se questi mantiene un atteggiamento discutibile nei loro confronti e non riconosce la loro maturità ed autonomia di giudizio.
Lo Yoseikan Budo oggi
Il frutto, si sa, non cade lontano dall'albero e tecnicamente parlando non ci sono grosse differenze con la scuola originale: 5 kata inferiori comprendenti colpi e leve, un kata di base di calci e 3 kata di base per le armi (coltello, spada e bastone) sono il bagaglio tecnico dell'aspirante 1° Dan, ma bisogna anche dimostrare di conoscere, almeno nei fondamenti, le 20 tecniche di base dell'Aikido. Per molti praticanti di arti marizali la Cintura Nera è un punto di arrivo ma per chi pratica questa articolata disciplina è appena il punto di partenza; ciò che si è dimostrato di saper eseguire da soli bisogna saperlo fare con un avversario reale. Per il 2° Dan, vero scoglio del praticante di questa disciplina, oltre al 1° kata superiore ci sono appunto i kata in coppia, con armi e senza: il Ken Kihon Kumite, i fondamenti del combattimento con la spada, e il Tai Sabaki no Kata contenente i principî di schivata, proiezione e caduta dell'Aikido; facoltativo è il Sempu, un kata di Nunchaku. Salendo ancora, il percorso si inerpica e le tecniche statiche a coppia devono venir eseguite legate e dinamicamente, ma omettiamo per brevità la descrizione dei programmi dei gradi superiori.
Il Metodo di Studio
Balza indubbiamente all'occhio la quantità di materiale e di lavoro necessaria per progredire in questa disciplina ed è lecito domandarsi quale sia la differenza con la scuola originaria; questa differenza è esprimibile in un semplice concetto: in Giappone si parte dalla forma codificata per insegnare a combattere mentre secondo il punto di vista della nostra scuola il Kata è solo la successiva codifica formale dell'esperienza acquisita del combattimento e delle sue sensazioni. Ovviamente per acquisire l'esperienza necessaria per comprendere quanto sopra è caldamente consigliata la partecipazione a qualche combattimento in quella forma ritualizzata che è l'incontro sportivo; le quattro specialità previste sono: Kata, Semi-contact (regolamento W.A.K.O. o FREESTYLE), Pugnale e Spada, quest'ultima riservata alle cinture nere. Purtroppo queste poche righe non possono essere che un piccolo assaggio della realtà di questa articolata e completa disciplina, scientifica ed umana allo stesso tempo, una disciplina moderna che affonda le proprie radici nei secoli passati della storia giapponese e che vive attraverso i decenni di esperienza di ogni suo rappresentante, esperienza a cui noi chiediamo che non venga mai posta la parola fine. Tratto dal sito fiyb.it a cura del M° Muzio Bobbio
|