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Breve intervista a Ugo Montevecchi della palestra AikiDomus | |
100ma.it: - Dove nasce la sua passione per le arti marziali e cosa l’ha spinta a dedicarsi all’"Aikido"? Ugo Montevecchi: Ho iniziato la pratica dell’aikido nel 1972 all’età di 15 anni. In quegli anni le affascinanti pellicole di Bruce Lee e il filone cinematografico che vi fece seguito riempirono le palestre di arti marziali con schiere di adolescenti entusiasti pieni di sogni e di illusioni, oggi di quell’epoca sono uno dei pochi sopravvissuti, dopo oltre 35 annni. Cercando un dojo dove praticare il karate ho rincontrato quello, che a dodici anni era già stato mio maestro di judo e che nel frattempo aveva intrapreso l’aikido con un gruppo di pionieri. L’incontro con l’aikido che era allora di fatto sconosciuto è stato quindi casuale ma è stato amore a prima vista, giusto quello che cercavo. 100ma.it: - La sua più grande soddisfazione legata alle arti marziali? Ugo Montevecchi: La mia più grande soddisfazione è costituita dall’attuale sviluppo del mio dojo, dall’entusiasmo crescente che vedo nei miei ragazzi e dallo spirito positivo con cui praticano. 100ma.it: - Come è cambiato o come si è evoluto il suo modo di praticare arti marziali nel tempo? Ugo Montevecchi: Penso seguendo un percorso molto naturale, fisiologico, nel senso che fisicità e mentalità fra i 15 e i 52 anni sono molto diversi. Anche se la mia impostazione resta tuttora fedele ad un aikido atletico e dinamico, la crescita prima e la maturità poi portano naturalmente ad essere sempre più attenti alla precisione e più vicini alla dimensione spirituale. A questo punto del mio percorso mi sento di avere raggiunto la piena comprensione dell’aikido ma questa illusione la ho già vissuta in altre fasi e quindi proseguendo la pratica sono certo che altri orizzonti sono destinati ad aprirsi davanti ai miei occhi. La via non ha fine. 100ma.it: - A chi consiglierebbe la pratica delle arti marziali? Ugo Montevecchi: Difficile rispondere in due parole, occorre fare un distinguo. Il concetto di arte marziale purtroppo si è ormai dilatato tantissimo includendo di tutto, da pratiche che di marziale hanno ben poco a metodi di combattimento senza regole che non hanno nulla di educativo e tanto meno di “arte”. Una vera arte marziale invece deve essere educativa e formativa sul piano fisico e morale e quindi consigliabile e utile a tutti. 100ma.it: - Chi è il suo punto di riferimento? Ugo Montevecchi: Tecnicamente il mio indiscutibile riferimento è il Maestro Yoji Fujimoto 7° dan: ho infatti praticato per tredici anni presso il suo dojo Aikikai Milano fino al conseguimento del grado 2° dan, divenendo suo assistente con incarico di insegnamento. Tuttora seguo il M° Fujimoto nei suoi seminari. e lo invito ogni anno nel dojo sammarinese per l’ormai consueto stage internazionale. Altro indiscutibile riferimento è per me il Maestro Hiroshi Tada 9° dan Direttore Didattico della Aikikai d’Italia che ovviamente non è meno importante del mio Maestro ma che purtroppo non ho avuto modo di seguire altrettanto assiduamente risiedendo egli in Giappone. Mi sono avvalso inoltre degli insegnamenti del M° Hideki Hosokawa e di altri illustri maestri, frequentando anche l’Hombu Dojo di Tokyo. 100ma.it: - In un caso reale, secondo lei, le sue arti marziali sono efficaci e perché? Ugo Montevecchi: L’aikido è indiscutibilmente valido come penso anche tutti gli altri sistemi di combattimento ma l’efficacia non sta nel metodo, sta nel saperlo applicare. Per esemplificare il concetto spesso dico che padroneggiare un’arte marziale è come possedere un’arma. Occorre prima di tutto conoscerne bene l’uso, conoscere la sua reale pericolosità e quindi avere la coscienza per capire quando è necessario usarla. Un fucile mitragliatore utilizzato da un professionista cosciente può giungere al termine del suo periodo di utilizzo senza aver causato la morte di nessun uomo, un semplice taglierino nelle mani di un imbecille violento può fare danni incalcolabili, e allora quale arma è più efficace e pericolosa quella automatica o il taglierino¿ Purtroppo si sta diffondendo sempre più una cultura della violenza e metodi che non prevedono regole vengono pubblicizzati e proposti ovviamente alla platea dei giovani e giovanissimi causando un danno sociale enorme e un danno di immagine notevole a chi le Arti Marziali le insegna e le concepisce in modo corretto. Ci giungono ormai quotidianamente notizie di giovani che compiono atti vandalici e violenze sulle persone unicamente per gioco o per noia. Mi chiedo quanto vogliamo spingere in questa direzione fomentando ancora di più la violenza. 100ma.it: - Ha un consiglio da dare a chi pratica Aikido o in generale arti marziali? Ugo Montevecchi: Ho già parzialmente risposto nella mia divagazione sulla domanda precedente. Il mio consiglio è che chiunque pratichi un’arte marziale deve considerare di avere intrapreso un percorso di crescita. Attraverso lo studio del metodo, qualunque esso sia, non si deve ricercare la certezza di poter abbattere l’avversario ma la maturità per abbattere i nemici che si annidano dentro di noi. | |
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In data 2010-02-12 mammaclara commenta: Sagge e profonde le tue risposte.Raccontano un percorso morale che mi commuove e mi inorgoglisce. 12/ 02/ 2010 |