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Breve intervista a Federico Biancardi della palestra Ju Jitsu Parma | |
Buon giorno M° Federico Biancardi, grazie per averci concesso una breve intervista.
100ma.it: - Dove nasce la sua passione per le arti marziali e cosa ha spinto a dedicarsi al "Jiu Jitsu"? Federico Biancardi: Gli stimoli che oggi animano la mia passione per il Ju Jitsu sono molti, come allenarsi alla difesa personale, mantenere il benessere psicofisico, ritrovare sul tatami quei valori di rispetto, solidarietà ed amicizia che talvolta si sentono mancare nella società. Ma nell’andare a ritroso cercando la principale motivazione che mi portò da adolescente ad avvicinarmi alle arti marziali, non trovo una risposta precisa: iniziai un po’ per curiosità come fanno in tanti. Dopo aver praticato diversi sport, decisi di dedicarmi a qualcosa che non fosse più solo attività sportiva finalizzata a sé stessa ma anche un bagaglio di conoscenza che sarebbe tornata utile in una situazione reale, qualcosa che prescindeva dalla forza fisica e dalle categorie di peso. Tra le arti marziali il Ju Jitsu metodo Clark (“W.J.J.F. Team Mancini”) mi colpì particolarmente per l’efficacia e la completezza. Capii che era ciò che cercavo e la curiosità divenne ben presto passione. 100ma.it: - La sua più grande soddisfazione legata alle arti marziali? Federico Biancardi: Iniziai a praticare Ju Jitsu a Carrara e dopo essermi trasferito a Parma per motivi di studio in ingegneria civile trovai in questa città uno stile di Ju Jitsu di un’altra derivazione che personalmente non mi piacque. Decisi allora di continuare ad allenarmi in Toscana settimana dopo settimana, non senza difficoltà per motivi di tempo, studio, spese di viaggio, disponibilità dei familiari e delle persone che mi stavano vicino. Raggiunta col tempo la qualifica di Istruttore ero intenzionato ad aprire un corso di Ju Jitsu per diffondere anche a Parma questo stile. Girai quindi tutte le palestre locali, parlando coi dirigenti, cercando disponibilità. La cosa era particolarmente difficile perché provenendo da un’altra città non avevo nessun contatto né referenze nel settore, ma soprattutto un corso che parte da zero non è esattamente ciò di cui ha bisogno una palestra e perciò sbattei contro tante porte chiuse. Ma non mi demoralizzai e trovai la disponibilità di una stanza in un piccolo centro di ginnastica riabilitativa. Iniziai ad insegnare all’età di venticinque anni nel 2000 a tre studenti universitari su un piccolo tatami di 4x4m. Mi ricordo ancora l’emozione del primo saluto ad inizio lezione con i miei primi tre allievi. Oggi sono passati dieci anni e il gruppo attuale, “figlio” di quel saluto, conta più di cento allievi tra Ju Jitsu e Kobudo in Parma estendendosi anche a Cremona. Questa credo che sia una tra le soddisfazioni personali più grandi legate al contesto divulgativo di quest’arte marziale, con la consapevolezza che avendo a disposizione bravi Assistenti ed Allievi e la supervisione diretta del D.T.Nazionale M°Mancini, questo gruppo è destinato a crescere ancora in quantità e qualità. 100ma.it: - Come è cambiato o come si è evoluto il suo modo di praticare arti marziali nel tempo? Federico Biancardi: Il modo di praticare un’arte marziale si evolve in funzione dell’età. Quando sei bambino pratichi l’arte marziale come se fosse un gioco, fai molta attività ludica per sviluppare la motricità e viene data molta importanza al rispetto e alla disciplina come elemento forgiante educativo. Da ragazzo e adulto si percepisce l’arte marziale come un mezzo per imparare la difesa personale, si tende a prediligere il contesto tecnico e la “fisicità” dei movimenti. Ciò non è sbagliato, ma è limitativo, perché successivamente si comprende che la difesa personale è soltanto uno degli aspetti di un’arte marziale, la quale diventa anche un mezzo per conoscere se stessi, le proprie potenzialità, i propri limiti. Quando si ha la consapevolezza dei propri limiti, si riesce a vedere oltre e si individua la strada che porta al miglioramento. Se questi limiti non si percepiscono ci si sente “arrivati”, mostrando arroganza e poca umiltà oppure una sorta di rassegnazione nascosta dietro un falso appagamento. Ecco quando si parla dell’arte marziale come stile di vita per me significa la continua ricerca volta al miglioramento di sé, come allievo sul tatami nell’eseguire una tecnica o un kata, così come persona nella vita di tutti i giorni. 100ma.it: - A chi consiglierebbe la pratica delle arti marziali? Federico Biancardi: A tutti, senza distinzioni di età e di sesso. Come detto in precedenza, la consiglio ai bambini come contesto motorio, di autocontrollo e di disciplina; agli adulti, uomini e soprattutto donne, come efficace metodo di difesa personale e mantenimento del benessere psicofisico. 100ma.it: - Chi è il suo punto di riferimento? Federico Biancardi: Il mio punto di riferimento tecnico è il M°Stefano Mancini, 7°dan e Direttore Tecnico Nazionale della World Ju-Jitsu Federation T.M. che considero ed è considerato da molti uno dei Maestri più completi nel panorama marziale internazionale e del quale ho la fortuna di esserne allievo. 100ma.it: - In un caso reale, secondo lei, le sue arti marziali sono efficaci e perché? Federico Biancardi: Sì. Bisogna premettere che l’efficacia dipende da tanti fattori: certamente è fondamentale la preparazione sul tatami, dopodiché la differenza la fa anche in quel momento la persona, l’effetto sorpresa, la situazione in generale. Un serio insegnante di arti marziali o di sport da combattimento non dovrebbe esaltare un allievo convincendolo di essere superiore a tutti ed intoccabile, portandolo a rischiare la propria vita davanti ad un coltello, sarebbe irresponsabile. Sovente la vera “vittoria” sta nel non combattere. Ma se non fosse possibile prevenire l’aggressione, allora lì bisogna essere preparati a tutto e al meglio per uscirne con le proprie gambe, avere gli strumenti giusti quindi per gestire efficacemente la situazione sia a livello pratico che emotivo. In tale ottica il Ju Jitsu risulta assai efficace perché mantiene la finalità per cui era nato, cioè proprio la sopravvivenza nel contesto reale. Questo si traduce nell’orientare la preparazione alla difesa personale, andando a cercare tutte quelle tecniche e punti del corpo considerati “proibiti”, ignorando le regole sportive e le categorie di peso, utilizzando tutto ciò che risulta utile per neutralizzare velocemente gli aggressori, preparandosi su tutte le distanze possibili (lunga, a contatto, a terra). 100ma.it: - Ha un consiglio da dare a chi pratica Jiu Jitsu o in generale arti marziali? Federico Biancardi: Impegnarsi al massimo delle proprie possibilità, senza sentirsi mai arrivati. Praticare con mente aperta, ricordandosi che non esiste un’arte marziale migliore di un’altra, tutti i percorsi portano alla stessa vetta: semplicemente ognuno scelga la Via che più gli piace nel rispetto delle scelte altrui. | |
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In data 2010-04-11 Sensei Stefano Mancini commenta: Caro Federico, come a me disse il mio maestro Soke Robert Clark 9th Dan capo scuola della WJJF adesso io dico a te le stesse parole: sono orgoglioso di te e di poter dire che sei un mio studente. L'Arte Marziale è una disciplina e una filosofia di vita che molti la praticano ma pochi la seguono, l'IO è la fonte di tutto ma spesso la rovina di tutto. Oss Sensei Stefano Mancini |