100% Arti Marziali Intervista al Maestro

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Breve intervista a Claudio Razeto della palestra Dojo Nami
Claudio Razeto Buon giorno M° Claudio Razeto, grazie per averci concesso una breve intervista.

100ma.it: - Dove nasce la sua passione per le arti marziali e cosa ha spinto a dedicarsi al "Karate"?
Claudio Razeto: Ho cominciato a praticare karate nel 1978; in verità allora ero un ragazzino esuberante, e mi iscrissi in palestra perché credevo che così, sarei diventato una sorta di combattente invincibile, un po’ come gli eroi dei films marziali. Non ci misi molto a disilludermi, il mio Maestro di allora mi mise in riga piuttosto in fretta, e anno dopo anno, scoprii che quel mondo mi piaceva davvero.

100ma.it: - La sua più grande soddisfazione legata alle arti marziali?
Claudio Razeto: Ho fatto molti anni di agonismo, con tre titoli italiani in varie organizzazioni e due campionati del mondo, a Varsavia e a Los Angeles, ma la più grande soddisfazione è ritrovarmi in palestra con allievi che ricordo bimbi ed ora sono prima di tutto uomini e poi validi atleti.

100ma.it: - Come è cambiato o come si è evoluto il suo modo di praticare arti marziali nel tempo?
Claudio Razeto: La mia pratica ha subito notevoli cambiamenti. Ho iniziato praticando Shotokan e studiando per 20 anni presso i migliori Maestri presenti in Italia. Poi ho conosciuto metodi derivati dal kiokushin e mi sono appassionato al contatto e soprattutto allo studio che ne consegue. Ho scoperto la necessità di costruire intelligenza motoria morbida e mi sono accorto che praticare in relax, scioglie blocchi mentali e perciò anche fisici. Pertanto per migliorare il mio karate,mi sono avvicinato agli stili cinesi e poi a quelli del sud/est asiatico.

100ma.it: - A chi consiglierebbe la pratica delle arti marziali?
Claudio Razeto: Davvero a tutti. Ho molto materiale umano, oltre ai miei corsi , da anni esporto il mio lavoro nelle scuole e se esiste una didattica ed un progetto, il lavoro diventa oggettivamente evolutivo per tutti.

100ma.it: - Chi è il suo punto di riferimento?
Claudio Razeto: Per quanto riguarda il karate è il M.Paolo Bolaffio; studio stili cinesi interni con Anthony Walmsley e Wing Tsun e Kali con il M.Emilio Grasso.

100ma.it: - In un caso reale, secondo lei, le sue arti marziali sono efficaci e perché?
Claudio Razeto: Se voglio essere efficace in uno scontro reale, ho necessità di un addestramento fisico e psicologico adatto, che poche palestre propongono, e pochi allievi accetterebbero. L’arte marziale è strutturata per funzionare, se ciò non succede non è colpa del sistema ma della didattica attraverso cui è proposta. Ci sarebbe da definire però cosa è un’arte marziale, e lascio ad ognuno la propria riflessione. Ci sono a mio avviso discipline più adatte di altre alla costruzione dell’efficacia in combattimento, altre più indicate per la costruzione di qualità psico/fisiche diverse; credo che ognuna appartenga ad un gruppo con peculiarità proprie. Tutte interessanti; Importante non fare confusione.

100ma.it: - Ha un consiglio da dare a chi pratica Karate o in generale arti marziali?
Claudio Razeto: Vorrei dire che non esistono tecniche segrete, occorre dedizione e consapevolezza, voglia di esplorare, di mettersi in gioco. Personalmente ho capito sulla mia pelle,dopo molti anni che la fame di essere sempre più bravi, non è sempre una buona compagna di viaggio; se posso dare un consiglio: praticare costantemente, seriamente, senza sconti, ma divertendosi…praticare con gioia insomma.

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I commenti dei lettori:

In data 2009-02-05 Alebus commenta:
Niente di più vero, le arti marziali osservate dalla prospettiva che il M°Razzeto propone diventano molto più di un modo per tirare pugni o calci: ci parla sempre di "modi di muoversi", di caratteristiche che il nostro eventuale colpo dovrà avere, tanto che a volte ci si dimentica quasi di quel karatè marchiato come "arte dell'impatto", fintanto che ci si ritrova tutti a tirare meglio e più forte di prima. Ma dal mio punto di vista questo è l'obiettivo perseguito di minor importanza: nel tentativo di migliorarci tecnicamente, il Sensei ci fa scontrare con nostre realtà intime, emozioni, sensazioni, e ciò implica una maggior conoscienza di se stessi, il miglioramento tecnico non è altro che una conseguenza di un'evoluzione sotto questo punto di vista.Per dirlo in due parole, si impara a conoscere noi stessi usando lo studio dell'arte marziale come veicolo; so che questa portebbe sembrare la classica frase "cineseria", quindi a scanso d'equivoci, veniteci a trovare e testate sulla vostra pelle, sarà comunque un'esperienza...
Un saluto al nostro Sensei ed a tutti i lettori.


In data 2009-02-06 Hana commenta:
mi piace quanto è scritto, ci sono molti spunti sull'idea di arte marziale del Maestro, peccato non abbia voluto dare la sua definizione al termine "marziale".
Ciao Maestro, hai iniziato a praticare perchè esuberante??? ... lo sei tutt'ora!!!


In data 2009-02-06 bahri samira commenta:
e vero maestro cioe che mi fa il karate e cnocere mestessa e avere fiducia nel mio corpo e la mia mente a parta come una sorte di sfogo mentale e fisicho per lho sress che po achumulare il fisicho insomma per me come una terapia ci sono tante sensasione che mio fisico sente non solo quando combatto il contatto fisico ma anche con il kata e un relax mentale grazie maestro per la felicita che mi dai insegniandomi il karate samy

In data 2009-02-10 Marco commenta:
Dieci anni fa, dopo 14 anni di inutili urli e pugni al vento, sono andato a cercare una palestra su per i monti di Pieve Ligure ed ho scoperto questo insegnante che faceva fare cose strane. Nessuno gridava e tutti sembravano divertirsi. Molto diverso dai regimi dittatorial-giapponesi cui ero abituato. Ho praticato quella cosa strana che lui chiamava karate (mah!) e l'ho fatto per 7 anni.
Ora è due anni e mezzo che non riesco più a frequentare ma, diversamente dalla quasi inutilità di prima (con gente come Naito, Shirai & Co., mica pizza e fichi), ciò che ho imparato con lui è dentro di me. Con una sorpresa costante,quando riesco a riprendere alcuni temi,il corpo si muove da solo. Nessuno, tranne chi ha praticato qualche mese con lui, può capire la differenza di ciò che propone. Il vero rammarico è che mi è praticamente impossibile spiegarlo. Sono stato in Thailandia in una scuola di Thai ed i principi erano identici a quelli che il Maestro Razeto cercava faticosamente di infilare dentro la mia zucca.
L'anno dopo mi è successo lo stesso a Xian vedendo arzille vecchiette in un delizioso stile col ventaglio. Stesso a Parigi ad agosto scorso con due insegnanti cinesi di Tai Chi.
Il Maestro Razeto trasmette molto più che grammatica e regole sintattiche di una lingua: insegna al cervello (ed al corpo) come "pensare" in quella lingua. Chi impara, può applicare a qualunque lingua: cinese, indiana, thailandese, giapponese.Poi è solo studio lessicale: pochi urli ma molta sostanza....e il vento resta molto più tranquillo.


In data 2009-02-17 Roberto commenta:
l'ambiente del karate è il più rigido in assoluto e questo sta provocando una veloce contrazione in negativo. Un Maestro di karate che sente l'impulso di ridiventare allievo misurandosi con altre discipline è un Maestro con la M maiuscola.
Caro Maestro, ti meriti stima e rispetto; il fatto che il tuo Dojo sia così seguito non è certo un caso.


In data 2009-02-20 paolo commenta:
Ormai sono 29 anni che pratico il karate e posso solo dire che in questi ultimi 10 anni ho trovato il mio vero Maestro in Claudio Razeto.
Per quanto mi sia possibile spiegare, il praticare con lui, anche per poche lezioni, è come mangiare e bere: sì, si può digiunare, ma poi non puoi più farne a meno.
Potrei paragonare il suo modo di insegnare le ARTI MARZIALI ad un faro: tu sei in mare (che poi è la nostra vita), mare che può essere calmo, agitato, mosso o in tempesta... ma lui resta lì ad indicarti la Via che tu hai intrapreso.
Per quanto mi riguarda in tutte scelte che lui vorrà intraprendere io sarò sempre lì al suo fianco, anche se non sarò presente fisicamente.
Grazie Maestro


In data 2009-02-20 Marta commenta:
Non posso che definire "UNICO" il percorso che ho fatto e che, anche non frequentando attualmente la palestra (sono impegnata marzialmente con la mia bellissima bimba di 15 mesi) continuo e continuerò a fare con il mio Maestro, con attenta ed assoluta dedizione al suo lavoro.
Per percorrere questo cammino è necessario lasciarsi guidare completamente da lui, affidarsi alla sua straordinaria esperienza e non temere di mettersi in gioco totalmente (anche se a volte questo si rivela faticoso e, soprattutto all'inizio difficile).
Non si può tornare indietro, sui propri passi, ma solo proseguire, entrando sempre di più in se stessi, raggiungendo e scoprendo aspetti che si ignoravano, mettendo a nudo la propria vera personalità, il vero ESSERE racchiuso in ognuno.
"Quando viaggi, segli di portare con te uno di quei romanzi di facile lettura in edizione economica. Il più grosso possibile. E poi mentre procedi nel viaggio, strappa le pagine che hai letto. Così riduci peso ed ingombro. E' un po' come l'abbigliamento: portati indumenti e biancheria che stai per buttare. Usali e poi gettali. Meglio, regalali". E' un consiglio che ho tratto da "Lo zen e l'arte del viaggio" ed è esattamente quello che il Maestro Razeto ti chiede e che io ho cercato di raggiungere: lasciare tutte le strutture che la mente crea, costruisce... tornare ad essere leggeri e liberi, ciò che in principio si è stati, presenti, consapevoli di ogni attimo che si vive.
Ed ecco che il karate non è più solo un'arte, una disciplina, ma diventa una vera e propria esperienza di vita.
Questo è per me il KARATE del mio MAESTRO al quale rivolgo un sincero grazie di cuore.


In data 2009-03-11 claudio commenta:
che posso dire???? non ci sono parole per ringraziarVi. un semplice grazie... ma pieno di significato

In data 2009-07-01 Giovanni commenta:
Sono concorde col maestro Razeto in tutto a parte che non esistano tecniche segrete!
L'applicazione dei kata è ben diversa da quella esteriore che viene solitamente insegnata.
Il Dim Mak ne è un esempio: è poco insegnato (se non superficialmente) ma efficace.I kata sono pieni di queste tecniche, anche se ben celate, basta pensare ai Tekki o a Kankudai.
Ci vuole tantissimo tempo per imparare, un praticante a livelli eccezzionali e un maestro disposto a mostrarti i suoi segreti.
Quindi quando si fa il bunkai di un kata non si pensi all'applicazione più esplicita, c'è sempre una tecnica celata dietro ogni mossa.


In data 2010-04-06 pinkombat commenta:
miiiiiiiitico Claudio Sensei, grande Maestro