Il Ju-jitsu è un'antica arte marziale giapponese, nata intorno al 1500, che ebbe il suo periodo di massimo splendore fra il 1600 e la metà del 1800. Era praticata principalmente dai Samurai (una casta di guerrieri nata nell'undicesimo secolo in Giappone) che la utilizzavano per i combattimenti a mani nude. Il suo studio nacque dal bisogno dei combattenti di graduare l'intensità dell'applicazione, passando dal semplice controllo per immobilizzare e catturare l'avversario all'eliminazione definitiva dello stesso. Ebbe particolare successo nella neutralizzazione di avversari dotati di armatura, dove i controlli ed indebolimenti alle articolazioni (non protette) furono più efficaci dei colpi diretti. La leggenda ne fa risalire la prima intuizione al medico giapponese Shirobei Akiyama, che, durante un'abbondante nevicata, avrebbe osservato come i rami di un salice si flettessero scaricando senza danno il peso della neve che aveva spezzato i rami più robusti di altri alberi. Il termine Ju-Jitsu significa "Arte della flessibilità", riferendosi allo spirito con cui deve essere assorbito un attacco per controllare la potenza dell'assalitore e sfruttarla a suo danno. Scopo ultimo del Ju-Jitsu è la difesa personale, intesa come autodifesa razionale adattabile a qualunque situazione ed è quindi estremamente valida anche contro gli attacchi a breve e media distanza che più si manifestano ai giorni nostri.